Il 23 luglio 2013 ci sarà la presentazione pubblica del progetto “Ampliamento DURPRESS”.
Dai documenti che ho potuto leggere si possono avanzare le seguenti osservazioni:
- Non si tratta di un ampliamento della DURPRESS ma di un aumento della superfice coperta del 340,63%?! Il maggior consumo di suolo agricolo arriva a di 53,6 piò. Dopo la Bebemi + aree rifornimento, TAV, polo del produrre, golf e tangenziali varie equivale a voler abbandonare la vocazione agricola del nostro territorio. Inoltre la caratteristiche sono tali da far saltare l’accordo con i Comuni (Chiari, Castelcovati, Urago e Rudiano) per il polo del produrre. Anche gli altri comuni vorranno autorizzare altri insediamenti produttivi oltre al polo del produrre;
- L’insediamento è sicuramente soggetto ad AIA codice IPPC 2.6 (Vasche di trattamento superficiale dei metalli superiori ai 30 mc) ma questo aspetto non è specificato nella relazione preliminare e non è nemmeno quantificata l’aumento delle emissioni in acqua di inquinanti pericolosi come il Nichel, COV, IPA e in aria le emissioni sono comunque importanti anche se i dati forniti sono scarsi. Quant’è il volume delle acque emunto dal sottosuolo e scaricato nelle acque destinate all’agricoltura? La relazione preliminare non lo precisa;
- Si cercherà di evitare, come al solito, la valutazione di impatto ambientale in un’area come l’Ovest Bresciano che detiene primati di malattie, PM10 e PM 2,5. Fino a quando si cercherà di nascondere le verità scomode?. Perché abbiamo disattivato la centralina del PM10 acquistata dal comune di Chiari? Perché non abbiamo preteso una campagna di indagine sugli inquinanti pericolosi di origine industriale che l’ARPA aveva pianificato (come da prescrizioni di legge) e poi è stata spostata a Darfo? Perchè non abbiamo mai misurato la quantità delle diossine, PCB e IPA presenti nell’aria che respiriamo?;
- Il nuovo insediamento non prevede la fusione dell’alluminio. Ma dove saranno fuse le 24.000 tonnellate annue di alluminio in più? Quasi certamente a qualche chilometro di distanza (Manerbio?, Pontevico? sempre in provincia di Brescia!). Questo nuovo impatto ambientale possiamo permettercelo? Siamo già in testa nella graduatoria nazionale per i tumori e per le malattie legate all’inquinamento! direi di no. Non possiamo dimenticare il nuovo insediamento produttivo per produrre mescole di gomma a Coccaglio? Quanti solventi rilascia in aria questo nuovo insediamento trasferito dalla bergamasca? Risulta evidente la volontà di urbanizzare e industrializzare tutte le aree a nord della Brebemi.
- Possiamo non considerare che andiamo a costruire in un’area probabilmente inquinata dall’attività precedente? sicuramente no;
- Le Trafilerie C. Gnutti non hanno risolto le criticità delle due AIA di cui sono già titolari a Chiari (Emissioni fuori legge nelle acque destinate all irrigazione agricola ed emissioni troppo elevate di inquinanti pericolosi in aria (L’adesione al consorzio Ramet rimane solo una dichiarazione di buona volontà);
- Perchè i nostri agricoltori devono rinunciare all’opportunità di sviluppare l’agricoltura biologica? Quanto vale questa rinuncia?
- Perchè i nostri figli e nipoti devono pagare con gravi danni alla salute uno sviluppo industriale senza regole? Quanto valgono questi danni? Chi paga?
- Mi sembra un prezzo troppo alto da pagare per qualche posto di lavoro guadagnato nell’industria metallurgica che ci obbliga a rinunciare a un nuovo sviluppo agricolo che potrebbe portare molto lavoro sostenibile e una migliore qualità della vita;
- Perchè le Trafilerie Gnutti in cambio di questo regalo milionario dovrebbero costruire la caserma dei Carabinieri? I padroni delle Fonderie vengono associati con il comune di Chiari nella gestione del territorio? Le Trafilerie Gnutti pagano almeno l’IMU dovuta?
Credo che dovremmo cercare di bloccare questo progetto o almeno di imporre la riduzione complessiva delle emissioni inquinanti e pericolose nella nostra zona.
ChiariAmbiente è nato per questi motivi.
Aspetto i vostri commenti.
A presto
Giuseppe Ramera
Presidente di ChiariAmbiente